Ufficialmente non siamo ancora in recessione, anche se tutti gli indicatori economici danno segnali molto negativi e sembrano non lasciare scampo.
Ma se dovessimo entrare in recessione, sarebbe simile a quelle passate?
Molti sono gli effetti in comune a tutte (o quasi) le recessioni del passato.
Ma stavolta molte sono anche le differenze che si possono presagire.
Una di queste riguarda l'aumento del tasso di disoccupazione che normalmente avviene durante una recessione e la sua relazione con il numero di ultrasesantenni che vanno in pensione nello stesso periodo.
Fino alla penultima recessione (1990-1992) si assiteva ad un impennata del tasso di disoccupazione ed ad un contemporaneo aumento del numero dei pensionati, cosicchè l'entrata dei giovani sul mercato del lavoro era, seppur nella difficoltà della congiuntura, comunque favorita da questa relazione.
Dal 1990 in poi si è però assistito ad una diminuzione costante del numero degli ultrasesantenni in pensione, questo fattore rende quindi in un momento di recessione ancora più difficile la ricerca di un lavoro per chi non ce l'ha o l'ha perso; peggiorando ulteriormente il quadro economico generale.
Sono di ieri i due maggiori indici che tracciano l'andamento dei prezzi immobiliari negli Usa.
L'indice Case-Shiller in aprile ha registrato un calo dell'1,60% rispetto al mese precedente ed un calo del 16,30% rispetto ad aprile 2007, registrando ancora una volta un record negativo da quando l'indice è nato.
L'indice Ofheo, che come il precedente rileva i prezzi immobiliari ma su una base di rilevamento molto più ampia, ha fatto registrare un calo dello 0,80% rispetto al mese precedente e del 4,60% rispetto allo stesso mese del 2007.
Sono così rispettivamente tornati sui livelli dell'agosto 2004 e del dicembre 2005, lasciando presagire che il calo potrebbe ancora essere notevole e continuare a lungo.
"L'attuale crollo immobiliare si sta rivelando il peggiore negli ultimi 50 anni.
Questo ribasso è simile a quello dei primi 30 mesi del ciclo del 1978-1982 in termini di tagli alla produzione ed alle vendite, ma lo supera nettamente per quanto riguarda il crollo dei prezzi. I prezzi hanno raggiunto un massimo nell'ottobre 2005, dopodichè sono scesi del 12% in termini nominali e del 18% in termini reali nei successivi 30 mesi. In paragone, nei 30 mesi dopo che i prezzi raggiunsero il massimo del novembre 1989, i prezzi scesero solamente del 4% in termini nominali e del 6% in termini reali. 30 mesi dopo il masimo del maggio 1979, i prezzi reali erano scesi dell'8% mentre quelli nominali erano addirittura cresciuti del 20%.
E' da notare che sei volte nelle ultime sette che i prezzi immobiliari sono scesi è seguita una recessione, di norma entro i due anni seguenti. Normalmente durante questi i cicli dapprima rallentano gli investimenti residenziali, seguiti dai consumi sui beni durevoli ed infine dai consumi sui beni non durevoli. Una volta che la recessione ha fine, le nuove case in contruzione normalmente aumentano notevolmente, anche se solamente dopo un calo nel numero di case in vendita e un recupero delle vendite di nuove case (vedi grafico).
I cambi di direzione sono spesso difficili da identificare in quanto falsi minimi nelle vendite e nelle nuove costruzioni sono molto comuni. I costruttori seguono i consumatori, aumentando la produzione quando le vendite aumentano e diminuendola quando esse calano. Quindi solo un recupero sostenuto della domanda permetterà al mercato di recuperare. Se invece si sprofonda in una recessione la costruzione di nuove case è probabile crolli ancora."
estratto da:
The State Of The Nations's Housing 2008 del Joint Center for Housing Studies of Harvard University
Si legge spesso che l'Europa è sostanzialmente al riparo dalla crisi immobiliare che nell'ultimo hanno sta mettendo in grossa difficoltà l'economia americana.
Se in parte questo è vero, almeno per quanto riguarda il credito facile, così non è per quel che riguarda la percentuale di debito cartolarizzato in proporzione al prodotto interno dei paesi europei.
Dal grafico a fianco si può notare come molti paesi europei sono invece esposti in maniera molto maggiore degli Stati Uniti, su tutti Regno Unito, Irlanda, Olanda e Spagna; mentre solo Germania e Francia sono sui livelli americani.
Il grafico che ripropongo mostra come i prezzi del petrolio e del grano dal 2000 sino ad oggi si sono praticamente quadruplicati ripetto al dollaro, ma l'apprezzamento nei confronti dell'oro rimane contenuto al 10-20%.
Ciò significa che al contrario di quello che si sente spesso la principale causa dell'aumento dei prezzi di questi beni potrebbe non essere la loro maggior domanda, bensì la maggior offerta di moneta.
Il grafico a fianco mostra la possibile analogia tra la situazione che ha vissuto a partire dagli anni 90 il Giappone e quello che potrebbe succedere agli Usa.
Nella parte superiore del grafico la linea rossa indica l'indice dei prezzi della terra edificabile in Giappone, mentre la linea tratteggiata l'indice Topix della borsa.
Come si può notare l'indice riguardante la terra dopo aver raggiunto i massimi nel 1992 è in caduta costante fino ai giorni nostri, in ben 16 anni consecutivi di ribasso al momento ha perso circa il 45%.
L'indice di borsa dopo i massimi del 1990 ha toccato un primo minimo due anni dopo perdendo il 50%, per poi scendere ancora negli anni successivi fino al 2003, un ribasso lungo 13 anni perdendo in totale il 70%.
Nella parte bassa del grafico si mostra la possibile analogia con il mercato americano, la linea rossa rappresenta l'indice dei prezzi delle case mentre la linea tratteggiata quello di borsa S&P 500.
Facile calcolare che se si ripresentasse una situazione simile al Giappone l'indice azionario americano potrebbe ritrovarsi facilmente intorno agli 800 punti se non addirittura ritornare intorno ai 500 punti.
Continuano a crescere i pignoramenti e le insolvenze riguardanti mutui ipotecari.
Secondo un report di RealtyTrac a maggio sono cresciuti del 7% rispetto al mese precedente e del 48% rispetto a maggio del 2007.
A crescere maggiormente sono i pignoramenti da parte delle banche che sono cresciuti del 35% rispetto ad aprile e del 158% rispetto a maggio del 2007 e che porranno quindi ulteriori pressioni sui prezzi nei prossimi mesi.
A porre ulteriori dubbi sui prossimi mesi è il dato relativamente basso riguardante la Florida dove i procedimenti legali sono più lenti e che quindi potrebbero aver rallentato i processi di pignoramento.
Continuano i record negativi degli indici sull'economia americana.
Stavolta a ritornare sui livelli minimi del 1980 è l'indice che misura l'ottimismo delle piccole imprese, che si attesta a 89,30 in calo dell'8,13% rispetto allo stesso periodo del 2007.
A pesare maggiormente sull'indice sono le componenti che riguardano le aspettative di vendite in calo dell'11% e quelle che riguardano l'occupazione in calo del 15%.
Unica componente in controtendenza, in aumento del 10%, è l'indice che misura la fiducia nelle condizioni di credito future; apparentemente in contrasto con la corrente crisi di liquidità in corso.
Nell'ultimo report della NBC si trovano questi due grafici molto interessanti sulla probabile recessione in arrivo.
Il primo grafico mette ancora in evidenza la relazione tra fasi di recessione ed aumento nel tasso di disoccupazione, dall'analisi delle passate recessioni risulta che la durata media delle recessioni è stata di nove mesi mentre l'aumento medio del tasso di disoccupazione è del 2,6%.
Molto interessante è il secondo grafico che analizza il comportamento dell'indice americano S&P 500 durante le ultime cinque fasi di recessione dell'economia.
Si nota che l'ampiezza media della discesa nell'indice di borsa è stata del 36% mentre allo stato attuale l'indice americano è sceso del 19% circa rispetto ai massimi del 2007.
Tutto ciò sembra rafforzare l'idea che i mercati non abbiano ancora del tutto scontato gli effetti di una possibile recessione soprattutto per quanto riguarda il suo possibile impatto sul tasso di disoccupazione, che assieme all'andamento del mercato immobiliare guiderà i mercati nei prossimi mesi.
E' stato pubblicato oggi l'indice della First American Corelogic che misura il rischio di insolvenza nel mercato dei mutui immobiliari.
L'indice ha segnato un nuovo massimo in aumento del 16% rispetto allo stesso periodo del 2007 ed ha visto aumentare tutti i singoli fattori di rischio: insolvenze, frodi, discesa dei prezzi.
Tra questi a vedere l'aumento maggiore è la componente che misura le insolvenze, in crescita nel primo quadrimestre del 2008 del 70% rispetto allo stesso periodo del 2007.
Ancora dati negativi per l'economia americana.
Questa volta a peggiorare il quadro economico sono i dati sull'occupazione che hanno visto il tasso di disoccupazione aumentare di ben mezzo punto percentuale nell'ultimo mese, passando dal 5% al 5,5%; un aumento di mezzo punto non accadeva dal febbraio del 1988.
L'altro indicatore molto negativo che risulta dal report è il tasso di variazione annuale del totale dei lavoratori non agricoli, indice ancora in declino che si attesta a maggio allo 0,2%.
Come risulta dal grafico a fianco l'indice ha raggiunto livelli così bassi sei volte negli ultimi 43 anni, in corrispondenza delle sei fasi di recessione dell'economia.
A dimostrazione di quanto è difficile ora vendere una casa nuova nella California del Sud, a San Diego un impresario sta lanciando una formula "compri una, ne hai un'altra in omaggio", offrendo case da un milione di dollari insieme a case più economiche.
"Abbiamo pensato, perchè deve essere solo una formula per aperitivi o ristoranti? Perchè non comprare una nuova casa ed averne una in omaggio?" ha dichiarato Dawn Berry di Michael Crews Development al giornale 10News di San Diego.
Aggiungendo:"Michael Crews Development sta offrendo nuove villette a schiera di 2.000 metri quadrati del valore di circa 400.000 dollari a Escondido gratis, se comprate una casa nel Royal View Estate a San Pasqual Valley a partire da 1.600.000 dollari. E' un affare limpido, nessun prezzo è stato aumentato, non ci sono costi nascosti. Stiamo semplicemente regalando una casa a chi ne compra una a Royal View."
Adam Rossman di Michael Crews Development ha aggiunto:"La gente è arrivata chiedendoci come questo è stato possibile. Ma è soltanto la nostra maniera di affrontare le attuali condizioni del mercato immobiliare, diminuendo le scorte".
http://latimesblogs.latimes.com/laland/2008/06/in-escondido-bu.html
E' in leggero recupero l'indice generale manufatturiero che a maggio si attesta a 49,60 in rialzo dal 48,60 fatto registrare nel mese di aprile, ma non ancora al di sopra di quota 50 che indica aspettative positive.
Non da invece segni di recupero l'indice che riguarda l'occupazione, ancora sui livelli minimi del 2003 a 45,5.
Indice molto importante in quanto ha una maggiore correlazione in tempo reale con gli indici di borsa, ed ancora più importante in questo momento nel quale dai dati sull'occupazione dipende la ripresa o la caduta dell'economia americana.
noitalfed:1102