Nel grafico a fianco sono riportati l'indice che misura la volatilità implicita del s&p 500 (vix) e lo spread tra il rendimento dei titoli del tesoro americani ed i tassi swap interbancari.
Normalmente le due variabili si muovono tendenzialmente nella stessa direzione, in quanto entrambe dipendono dal livello di inquietudine degli operatori finanziari, al rialzo quando quest'ultimo aumenta, al ribasso in caso contrario.
Come si nota dal grafico da metà luglio ad un aumento dello swap spread non è corrisposto un aumento della volatilità, l'indice vix è infatti sceso di circa il 40%.
Difficile interpretare i motivi di tale movimento contrario, qualche indicazione si può però avere dal secondo grafico, il quale mostra l'andamento del vix (linea nera), la sua volatilità storica (linea rossa) e la sua volatilità implicita (linea blu).
La volatilità implicita molto bassa indica che non ci si aspettano movimenti improvvisi da parte del vix, almeno finchè non è stato colmato il gap che divide la volatilità implicita da quella storica.
Tornando ora al primo grafico, se l'indice vix rimanesse su questi livelli nei prossimi giorni molto probabilmente dovrà essere lo swap spread a tornare sui suoi passi; il che è un chiaro segnale rialzista per il mercato azionario, soprattutto per il settore finanziario, nel breve periodo.
Il forse è d'obbligo dato il nostro, non nuovo, marcato pessimismo riguardante il quadro economico e finanziario per i prossimi anni.
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