Nel grafico a fianco sono riportati l'indice che misura la volatilità implicita del s&p 500 (vix) e lo spread tra il rendimento dei titoli del tesoro americani ed i tassi swap interbancari.

Normalmente le due variabili si muovono tendenzialmente nella stessa direzione, in quanto entrambe dipendono dal livello di inquietudine degli operatori finanziari, al rialzo quando quest'ultimo aumenta, al ribasso in caso contrario.

Come si nota dal grafico da metà luglio ad un aumento dello swap spread non è corrisposto un aumento della volatilità, l'indice vix è infatti sceso di circa il 40%.

Difficile interpretare i motivi di tale movimento contrario, qualche indicazione si può però avere dal secondo grafico, il quale mostra l'andamento del vix (linea nera), la sua volatilità storica (linea rossa) e la sua volatilità implicita (linea blu).

La volatilità implicita molto bassa indica che non ci si aspettano movimenti improvvisi da parte del vix, almeno finchè non è stato colmato il gap che divide la volatilità implicita da quella storica.

Tornando ora al primo grafico, se l'indice vix rimanesse su questi livelli nei prossimi giorni molto probabilmente dovrà essere lo swap spread a tornare sui suoi passi; il che è un chiaro segnale rialzista per il mercato azionario, soprattutto per il settore finanziario, nel breve periodo.

Il forse è d'obbligo dato il nostro, non nuovo, marcato pessimismo riguardante il quadro economico e finanziario per i prossimi anni.

Sicuramente il prezzo della benzina è tra le componenti che incidono maggiormente sulla spesa dei consumatori, di conseguenza si può immaginare che infuenzi in maniera significativa la fiducia di questi ultimi.

Rimane comunque impressionante la relazione inversa che le due variabili hanno avuto a partire dal settembre 2001 ad oggi.

Nel grafico si può notare come ad ogni movimento del prezzo della benzina corrisponda un movimento contrario da parte dell'indice del consumer sentiment rilevato mensilmente dall'Università del Michigan.

Si può presupporre che finchè il prezzo della benzina rimarrà su livelli elevati questa relazione tenderà a rafforzarsi, dandoci dei segnali importanti sul futuro comportamento dei consumatori americani, e non solo.







I grafici qui riportati sono tratti da una ricerca recentemente pubblicata dal Fondo Monetario Internazionale dal titolo: "What Happens During Recessions, Crunches and Busts?", nella quale gli autori hanno studiato il comportamento delle variabili economiche in 21 paesi dell'OCSE dal 1960 al 2007 in concomitanza di recessioni, crisi di liquidità, bolle speculative immobiliari e azionarie.

Alcune nostre considerazioni

La situazione attuale si distingue dalle precedenti innanzitutto per dei differenti punti di partenza: allo scoppio della crisi nel 2007 il rapporto debito/pil era ai massimi storici così come il tasso di crescita dell'offerta monetaria ed una bilancia commerciale in deterioramento ed in forte passivo come mai era accaduto in passato; ciò fin dall'inizio ha reso molto difficile affrontare la situazione da parte delle istituzioni.

La gravità della crisi ha però costretto la Federal Reserve ed il Governo ad adottare da subito una strategia molto aggressiva, portando immediatamente i tassi reali a breve termine in negativo e subito dopo aumentando la spesa pubblica e procedendo a riduzioni fiscali; come si nota dai grafici questi movimenti sono stati molto più incisivi che in passato.

Il risultato imediato è stato quello di contenere nella media rispetto ai precedenti il calo del mercato azionario e di quello del credito ed attenuare il crollo immobiliare. Ciò può essere considerato un risultato positivo, d'altro canto, in caso la crisi peggiorasse ulteriormente, con i margini di azione delle due istituzioni ormai ridotti all'osso, diventerebbe molto difficile se non impossibile evitare che la recessione si trasformi in una duratura depressione.

la ricerca può essere scaricata a questo link:
What happens during recessions, crunches and busts?

L'indice CMBS che rileva lo spread dei rendimenti delle commercial paper strutturate con sottostante mutui erogati per l'edilizia commerciale è salito a quota 210 per i titoli con rating AAA ed a 980 per i titoli con rating AA, aumentando rispettivamente di circa 30 e 190 basis point in soli cinque giorni.

Aumentano di conseguenza i tassi applicati ai mutui per l'edilizia commerciale, rendendo più difficoltoso l'accesso al credito e ponendo dei seri dubbi sul futuro di uno dei pochi settori che al momento continua a crescere; nell'ultimo anno la spesa per l'edilizia commerciale è infatti cresciuta del 15% contro una diminuzione di quella per l'edilizia residenziale del 26,7%.

Conseguenza negative sono probabili anche per i maggiori investitori in titoli strutturati: fondi d'investimento, assicurazioni e banche, i quali dovranno probabilmente affrontare nuove svalutazioni.

Nei grafici sono riportati il rapporto prezzo/utili ed il rendimento dei dividendi dei maggiori mercati azionari mondiali.

Anche da questi indicatori si può constatare come la politica monetaria restrittiva della Bce abbia penalizzato maggiormente i mercati europei rispetto al resto del mondo; il rapporto prezzo/utili è infatti a livelli minimi in questi paesi mentre nonostante il crollo registrato nel 2008 rimane elevato in paesi come Cina ed India.

Da questo punto di vista il paese più colpito sembra essere l'Italia con un rapporto prezzo/utili di 9,27 ed un rendimento dei dividendi superiore al 6%; nei prossimi mesi gli indici azionari italiani potrebbero quindi beneficiare maggiormente di un probabile, anche se temporaneo, cambio di strategia da parte della Bce.

i grafici sono tratti da Bespoke

Con un dollaro potete comprare un'aranciata grande al McDonald's, una videocassetta usata al 7-Eleven oppure una casa a Detroit.

Il fatto che una casa nella parte orientale della città è stata recentemente messa in vendita a 1 dollaro dimostra quanto depresso sia il mercato immobiliare in una delle grandi città più povere d'America. E nonostante questo sono stati necessari 19 giorni per trovare un acquirente. Il prezzo di vendita della casa potrebbe essere un'anomalia, ma dimostra sia la profondità della crisi immobiliare a Detroit sia il rapido depredamento delle case sfitte in uno dei quartieri più poveri della città.

La casa, al 8111 di Traverse Street, poco distante dal Detroit City Airport, era la casa più bella del vicinato quando fu venduta per 65000 dollari nel novembre 2006, dichiara il vicino Carl Upshaw. Ma la casa è stata pignorata l'estate scorsa, e non è passato molto tempo che "comparissero gli avvoltoi", Upshaw ha detto. "Il rivestimento è stato portato via per primo. Poi hanno preso lo steccato. Poi sono entrati ed hanno preso tutto il resto". L'agenzia contattata per la vendita della casa, Bearing Group, entrò nella casa solamente per trovare i tavoli rubati e per visitare un'altra casa abbandonata nelle vicinanze. I ladri hanno poi rubato le grondaie in rame, la caldaia e l'impianto elettrico, prendendo qualsiasi cosa di valore, incluso il lavandino della cucina. "Non ha alcun senso mandare via i vecchi occupanti", dichiara Upshaw. "Una volta che la gente se n'è andata, perderai sicuramente la casa in questo quartiere". Martedì, la casa era completamente aperta. Le porte della cucina e del seminterrato mancanti, e le finestre della parte frontale rotte. L'erbaccia già alta e alcuni resti di un incendio nel garage.

Messa in vendita a gennaio per 1100 dollari, la casa non ha avuto visitatori oltre a qualche senza-casa che ogni tanto vi ha passato la notte. Dovendo pagare 4000 dollari di tasse ed una bolletta dell'acqua arretrata sostanziosa, la banca proprietaria ha deciso di abbassare il prezzo fino a 1 dollaro.

1 dollaro che costa alla banca 10000 dollari

Mentre è abbastanza normale scambiare una casa a 1 dollaro quando la proprietà è cambiata per motivi legali, mettere in vendita una casa per 1 dollaro ha sorpreso e turbato Kent Colpaert, l'agente immobiliare che se ne occupa. "Non ho mai visto una casa in vendita a 1 dollaro", ha dichiarato Colpaert. "Ma è stata notevolmente rovinata: è ridotta ad un guscio".

Martedì, Realtor.com aveva in listino un'altra casa singola per una famiglia, una bifamiliare ed un appartamento vuoto a Detroit a 1 euro. Le vendite di case a 1 dollaro sono i postumi finanziari della crisi immobiliare, ha dichiarato Anthony Viola di Realty Corp. of America a Cleveland. Coloro i quali hanno erogato mutui a compratori non qualificati durante il picco del mercato subprime ora si trovano ad essere proprietari di interi quartieri di case sfitte ed in deperimento. "Nessuno prova molta simpatia per queste banche che hanno erogato i mutui subprime", Viola ha detto. "In qualche città come Cleveland, i giudici non permettono loro di mantenere le case in proprietà -- gli ordinano di abbatterle o di venderle".

La banca proprietaria della casa al 8111 di Traverse Street era così disperata che ha acconsentito a pagare 2500 dollari di commissioni per la vendita e altri 1000 dollari come bonus per aver chiuso la vendita a 1 dollaro; la banca pagherà anche i 500 dollari dovuti dall'acquirente. Includendo anche le tasse e la bolletta dell'acqua arretrate, la vendita della casa costerà alla banca circa 10000 dollari. "Non ha alcun senso in alcuni quartieri continuare a pagare costi su costi", Colpaert ha detto. "E' meglio vendere".

L'acquirente lo giudica un investimento

Colpaert non ha dichiarato il nome dell'acquirente, in quanto la vendita non è ancora stata chiusa. L'agente ha detto che l'acquirente ha accettato di pagare l'intero prezzo di listino di 1 dollaro, e di pagare in contanti. L'acquirente, una donna del posto, considera la casa come un investimento e non andrà a viverci, Colpaert ha detto, anche se prevedere quando recupererà i soldi spesi è difficile. Rifare gli interni della casa costerà decine di migliaia di dollari, e il proprietario avrà sicuramente difficoltà a tenere lontani i ladri anche durante i lavori. La demolizione della casa costa invece 5000 dollari, ha detto Colpaert. Nel frattempo, il nuovo proprietario dovrà pagare 3900 dollari di tasse nel 2009 a meno che non abbia sgravi fiscali.

Anche se vendere una casa per una quantità di denaro che molte persone potrebero trovare sotto il proprio cuscino è raro, alcune case abbandonate a Detroit sono in vendita per 100 dollari; appartamenti sfitti possono essere acquistati a 300 dollari. "Mio figlio di 14 anni potrebbe comprare un caseggiato a Detroit" dichiara Ann Laciura, specialista dei servizi di Bearing Group.

http://www.detnews.com/apps/pbcs.dll/article?AID=/20080813/METRO/808130360/&imw=Y

Sono ulteriormente peggiorate le previsioni degli operatori professionali per i prossimi 12 mesi.

Per i prossimi quattro trimestri sono infatti state riviste al ribasso le stime riguardanti il prodotto interno lordo; il quale dovrebbe, secondo le previsioni, rallentare nel secondo semestre di quest'anno per poi crescere nuovamente nei primi due semestri del 2009.

A preoccupare maggiormente sono invece le previsioni sul tasso di disoccupazione per quanto riguarda il primo semestre del 2009 che si attestano ormai al 6%, mezzo punto sopra le ultime previsioni del trimestre passato.

A completare il quadro negativo le probabilità di recessione che sono salite per ognuno dei quattro trimestri a venire, con una probabilità massima del 46,6% che questa avvenga nell'ultimo trimestre del 2008.

Con l'avvento dei nuovi strumenti di credito finanziario varati dalla Federal Reserve per fare fronte alla crisi di liquidità in atto, è cambiato di molto il bilancio della Fed stessa.

Se in passato gli attivi erano per la maggior parte costituiti da buoni del tesoro americani, ora questi ultimi contano per meno della metà degli attivi, il resto è composto da titoli di ogni genere presi in carico quali collaterali dei nuovi prestiti elargiti attraverso i nuovi strumenti di credito.

La situazione per il momento è rimasta stabile dall'aprile di quest'anno, rimane però il dubbio su come si potrà affrontare il problema nel caso la crisi di liquidità peggiorasse costringendo la Fed a vendere ulteriormente i buoni del tesoro rimasti, fino al loro esaurimento.

Nel post del 28 maggio (http://kingfund.blogspot.com/2008/05/consumer-confidence.html) avevamo parlato dei dubbi sul fatto che il pacchetto di stimolo fiscale voluto dall'amministrazione americana potesse tradursi in nuovi consumi, in quanto essendo la fiducia dei consumatori su livelli bassissimi difficilmente questi ultimi avrebbero usato i bonus fiscali per nuovi acquisti.

Due mesi dopo, nonostante sia ancora presto per trarre delle conclusioni, i dati sembrano andare proprio in quella direzione; i consumi a maggio e giugno sono sostanzialmente invariati, mentre a crescere grazie allo stimolo fiscale sono stati i risparmi i quali hanno raggiunto livelli mai toccati da quando vengono rilevati (1959).

Da un po' di tempo è in atto un dibattito all'interno dell'apparato finanziario per stabilire se gli Stati Uniti stanno attualmente attraversando un periodo di inflazione, deflazione, stagflazione, reflazione, iperinflazione, o forse addirittura qualche altra specie di "-flazione" che soltanto il Dott. Seuss potrebbe immaginare.

Purtroppo, la maggior parte di questo dibattito è improduttivo perché i partecipanti usano differenti definizioni per questi termini ed anche quando usano le stesse, trovarsi daccordo su di una semplice definizione non è sufficiente per descrivere le profonde forze economiche al lavoro e quali potrebbero essere i loro effetti. Data la confusione, questo articolo aggiungerà un po' di colore alla discussione offrendo le definizioni utilizzabili dei termini inflazione e deflazione per poi tentare di mostrare che cosa sta accadendo nell'economia odierna.

Che cosa è l'inflazione?

La definizione più comunemente usata di inflazione - un aumento generale dei prezzi delle merci e dei servizi - è probabilmente la meno descrittiva e sicuramente la più ingannevole. Non a caso, questa è la definizione usata dai politici, dai giornalisti finanziari e dagli opinionisti della CNBC; ed è quello insegnato nelle scuole e nelle università. La ragione per cui questa definizione è ingannevole è perché, come descritto in un articolo recente, non mette in relazione la causa del fenomeno (un aumento nella offerta monetaria) con i relativi effetti finali (un aumento dei prezzi delle merci e dei servizi).

Inoltre, l'uso di questa definizione conduce all'uso di termini ridicoli come "inflazione alimentare" per descrivere gli aumenti di prezzo in alcuni prodotti agricoli specifici. L'assurdità di questa nozione è evidente notando il fatto che nessuno si lamenta mai della "inflazione delle azioni" oppure della “inflazione immobiliare" e che nessun manuale di economia contiene un'inchiesta che spiega come la politica monetaria ha causato la "inflazione stile Beanie Baby" dal 1995 al 1999.

Se accettiamo per valido il famoso detto di Milton Friedman che “l'inflazione è sempre e dappertutto un fenomeno monetario", allora dovremmo adottare una definizione che riconosca esplicitamente questo punto. Gli economisti austriaci prominenti quali Ludwig von Mises, Henry Hazlitt e Murray Rothbard hanno presentato definizioni che variano leggermente l'una dall'altra, ma un aspetto comune a tutti è l'aumento dell'offerta monetaria.[1] Di conseguenza, adotterò questa semplice definizione. La deflazione sarà definita per contro una diminuzione nell'offerta monetaria. Per dare però un significato compiuto a queste definizioni, tuttavia, occorre anche avere una definizione precisa di moneta.

Che cosa è la moneta?

La moneta, come spiega brevemente Frank Shostak, è “quello con cui tutte le altre merci e servizi sono commerciati." In pratica, la moneta è tipicamente un bene omogeneo e durevole che è riconosciuto universalmente come qualcosa di valore e che la popolazione è disposta ad accettare in cambio delle merci e dei servizi. Può essere oro o pezzi di carta scambiati fisicamente nelle transazioni, o può essere tali articoli depositati in istituzioni come le banche ed utilizzati tramite assegni, carte di credito, o altri mezzi.

Le complicazioni nell'applicazione di questa definizione, tuttavia, sorgono a causa di pratiche bancarie come la riserva frazionata. Quando un cliente deposita una somma di denaro in un conto corrente di una banca a riserva frazionata, la banca può prestare il 90% del suo deposito ad un'altra persona con il presupposto che il depositante non ritirerà tutti i suoi fondi. Quando la banca estende tal prestito, il depositante ha effettivamente prestato i suoi soldi al mutuatario, ma senza saperlo. Infatti, sia il depositante che il mutuatario avranno titolo giuridico alla stessa somma di soldi nello stesso tempo. Fintanto che il depositante crede di poter ritirare in qualsiasi momento i suoi soldi dalla banca, egli percepisce di possedere ancora il 100% del suo deposito. Di conseguenza, l'offerta monetaria è diventata il 190% di quello che era inizialmente. Ma questo è soltanto il primo passaggio. Quando i nuovi soldi vengono depositati, generano a loro volta altri soldi, che possono anche essere depositati senza sosta attraverso il sistema bancario fino a che l'offerta monetaria non diventi fino a 1000% di quello che era in origine.

I prestiti come quello qui sopra, che Ludwig von Mises identifica come “credito circolante", hanno l'effetto di aumentare l'offerta di moneta, e si differenziano dai prestiti in cui il prestatore interrompe temporaneamente i suoi diritti sui soldi, come accade quando un depositante compra un certificato di deposito di una banca. Durante la vita del certificato, il depositante presumibilmente capisce che non può ritirare i suoi soldi fino alla scadenza e quindi si comporta di conseguanza.

In altre parole, un prestito che comporta un trasferimento provvisorio di soldi da un soggetto ad un altro non aumenta l'offerta monetaria. Un prestito in cui il creditore mantiene in qualche modo pieno titolo e l'uso dei soldi prestati aumenta l'offerta monetaria.

Inflazione o deflazione?

Per determinare se attraversiamo un periodo di inflazione o deflazione, allora è sufficiente rilevare l'offerta di moneta. Appositamente, il Ludwig von Mises Institute recentemente ha cominciato a pubblicare i dati sulla vera offerta monetaria (TMS: True Money Supply). A differenza dei vari aggregati monetari pubblicati dalla Federal Reserve, il TMS include correttamente quei conti che sono soldi ed esclude le forme di accreditamento che assomigliano ai soldi ma non lo sono (per esempio, fondi di investimento mutualistici del mercato monetario). Un grafico del TMS per i cinque anni scorsi è mostrato qui sotto:


Anche se ci sono leggeri movimenti in discesa di tanto in tanto, il TMS sta generalemente aumentando ed ha continuato ad aumentare anche dopo l'ultimo rilevamento nell'aprile 2008. Di conseguenza, usando la mia definizione, stiamo avvertendo inflazione. Mentre questo è perfettamente chiaro, si deve fare attenzione a non trarre determinate conclusioni basate su quest'osservazione.

Inflazione cattiva, inflazione non-cattiva

Una ragione per cui gli economisti austriaci pongono molta enfasi sul fenomeno della inflazione è che è spesso causa dei cicli di espansione-recessione. È un tipo specifico di inflazione, tuttavia, che causa le espansioni insostenibili, essa è da me chiamata “inflazione cattiva". E' l'inflazione che si produce nelle operazioni bancarie di riserva frazionata, dove i soldi che sono intesi per essere usati per il consumo corrente sono prestati al mercato, trasmettendo falsi segnali circa le preferenze della gente per il consumo corrente piuttosto che futuro, ciò rende impossibile al mercato allocare correttamente le risorse. Fintanto che i partecipanti al mercato non sono informati della creazione di moneta o non possono determinarne il relativo tasso o comportarsi di conseguenza ad esso, effettueranno investimenti o adotteranno livelli di consumo i quali sono insostenibili. Nella stessa maniera come gli schemi di Ponzi possono funzionare apparentemente bene per anni o più prima di collassare, le espansioni insostenibili causate per mezzo di "inflazione cattiva" potrebbero persistere per un po', ma sicuramente crolleranno quando la realtà emergerà, i prezzi si adegueranno e imprese precedentemente in utile usciranno dal mercato.

L'altro tipo di inflazione che può verificarsi la chiamo "inflazione non-cattiva". Questo tipo di inflazione non conduce a pericolose espansioni e recessioni, ma non è necessariamente "buona" in alcuna maniera. Piuttosto, è una cosa naturale in un vero libero mercato. Un esempio di questo tipo di inflazione avverrebbe in una società in cui l'oro è usato come moneta. In una tal società, sarebbe previsto che una certa quantità di oro fosse estratta dalla terra e fosse aggiunta all'offerta monetaria ogni anno. Finchè il tasso di questo aumento nell'offerta monetaria è accettabile per la popolazione (se non lo fosse, un prodotto differente sarebbe selezionato per funzionare come moneta), gli imprenditori effettuano i loro calcoli e basano i loro piani su questo aumento. Se la crescita nella produzione delle merci e dei servizi fosse più veloce della crescita dell'offerta monetaria, si registrerebbero prezzi in discesa. Le merci ed i servizi scenderebbero di prezzo nei confronti dell'oro e tutti aggiusterebbero le proprie aspettative a questi prezzi calanti e si comporterebbero di conseguenza, esattamente come la gente nella società moderna deve adeguare il proprio comportamento rispetto ai prezzi in aumento.

Per fornire un ulteriore descrizione dei motivi per cui “l'inflazione cattiva" conduce ad errori nelle decisioni, si consideri l'esempio di un servizio di parcheggio custodito in un edificio di uffici. Ogni mattina quando arrivate sul lavoro, lasciate la vostra automobile al custode. Alla sera, riprendete la vostra automobile e ve ne andate. Ora supponete che il custode abbia allo stesso tempo aperto un commercio parallelo dove presta la vostra automobile ad uso taxi per alcune ore durante il giorno (così come una banca a riserva frazionata). Finchè non andate mai durante il giorno, nessun problema accadrà. Tuttavia, se partite dal presupposto che potete riprendervi la vostra automobile in qualsiasi momento e vi capita di provarci un giorno, scoprirete che la vostra auto non c'è e non potrete onorare gli impegni che avevate preso precedentemente.[2]

Ora considerate il suddetto scenario ma con un piccolo cambiamento: il custode vi ha rivelato il suo commercio parallelo. Supponendo che acconsentiate ad esso (potrebbe ridurre la vostra tariffa di parcheggio), non supporrete che la vostra automobile sia a vostra disposizione durante il giorno. Quindi programmerete di conseguenza gli impegni ed eviterete gli errori che sarebbero inevitabili nel primo scenario.

Espansioni insostenibili

Come notato precedentemente, gli Stati Uniti stanno attraversando un periodo di inflazione e, sotto il Sistema della Federal Reserve (FRS), l'inflazione è soprattutto guidata dall'espansione del credito in circolazione effettuata da parte delle banche commerciali che aderiscono al FRS. Come tale, è "inflazione cattiva". Chi ha familiarità con la teoria austriaca dei cicli economici potrebbe quindi concludere frettolosamente che gli Stati Uniti continueranno ad avvertire un'espansione insostenibile e che i prezzi dei prodotti continueranno ad aumentare, come è accaduto negli ultimi mesi. Tuttavia, trarre una tale conclusione sarebbe prematuro. I fallimenti di grosse aziende e le riduzioni diffuse nel consumo stanno minacciando la solvibilità delle banche le quali sono responsabili della creazione di moneta. Poichè queste banche interrompono i prestiti per capitalizzare le loro perdite, l'offerta di moneta in circolazione tenderà a diminuire. Questa pressione potrebbe alla fine avere la meglio su qualsiasi nuova moneta il FRS stia generando altrove e condurre alla deflazione.

Coloro i quali sostengono che la Federal Reserve abbia la capacità di semplicemente stampare quanta moneta desideri hanno completamente ragione da un verso, ma forse non riescono a rendersi conto che la massa dell'offerta monetaria è sotto forma di credito circolante, che le banche, piuttosto che la Fed, creano. La Fed controlla direttamente soltanto la base monetaria, che è composta basicamente dalla moneta fisica e dalle riserve delle banche. Quando la Fed compra le obbligazioni attraverso le operazioni di mercato aperto, la base monetaria aumenta dell'importo corrispondente, ma in fondo sono le banche ed i loro clienti che determinano l'importo del credito in circolazione sviluppato a partire dalla base monetaria. Da questo nasce l'idea che l'azione della Fed possa essere di scarso effetto. La Fed può aumentare le riserve delle banche acquistando le loro obbligazioni, ma non può obbligarle a prestare queste riserve al mercato. Per vedere l'ammontare della base monetaria che riguarda l'offerta monetaria totale, si consideri il grafico qui sotto:


Come mostra il grafico, la base monetaria è approssimativamente 850 miliardi di dollari, confrontato al TMS, che è circa 5.4 trilioni di dollari. La Fed quindi direttamente controlla soltanto circa il 15% dell'offerta monetaria. Da notare è anche il fatto che malgrado in molti accusino la Fed di aver generato inflazione immensamente nell'anno scorso, la base monetaria è rimasta relativamente stabile. Di conseguenza, la Fed "non sta stampando nuova moneta" ma sta contando sulla capacità delle banche nell'espandere il resto dell'offerta monetaria. E finchè esse continueranno a riportare perdite (dovute alla presenza di obbligazioni ad alto rischio insolvenza o altri investimenti sbagliati), la loro capacità di estendere nuovi prestiti sarà ridotta e ci sarà una pressione in discesa sull'offerta monetaria e potenzialmente una deflazione.

La risposta della Fed

La maggior parte della gente è condotta a credere che la deflazione sia una cosa negativa, ma non è così. Al contrario, è precisamente cosa l'economia richiede per eliminare i malinvestimenti generati dalle politiche inflazionistiche della Fed. Purtroppo, la deflazione tende ad essere politicamente sgradevole perché causa, tra l'altro, un aumento provvisorio nella disoccupazione mentre le risorse in capitale sono ridistribuite ai settori più produttivi. Di conseguenza, potrebbe darsi che la Fed faccia qualsiasi cosa possa evitare la deflazione, per non accennare il fatto che il suo presidente, Ben Bernanke, è diventato famoso grazie ai suoi discorsi circa l'importanza di impedire la "deflazione" (egli usa la definizione di prezzi calanti).

Dato l'obiettivo di evitare la deflazione (usando la mia definizione), la Fed può andare in due direzioni. Può "stampare" grandi quantità di moneta ed iniettarla nell'economia attraverso i vari mezzi, ma in questo modo corre il rischio di condurre all'iperinflazione[3] dovuta "all'effetto moltiplicatore": se i requisiti di riserva delle banche rimangono costanti, ogni aumento della base monetaria potrebbe provocare un aumento di fino a 10 volte maggiore dell'offerta di moneta. Così facendo se la Fed aumenta troppo rapidamente la base monetaria, il potenziale per un ulteriore sviluppo esplosivo dell'offerta monetaria potrebbe condurre ad una perdita assoluta di fiducia nel dollaro e nel relativo suo abbandono da parte delle altre banche centrali straniere e di altri grossi detentori di dollari. E per il governo, distruggere un sistema monetario non convertibile quale il dollaro è come uccidere la gallina dalle uova d'oro. Malgrado tutti i disaccordi che uno può avere con Ben Bernanke sulla teoria economica, non è uno sciocco. Finora ha appoggiato delle forme leggere di aumento keynesiano della spesa, ma ancora non ha fatto ricorso alla stampa. Ho molti dubbi che egli perseguirà una politica che egli creda possa causare iperinflazione.

Invece di stampare nuova moneta, la seconda opzione della Fed è di provare in qualche modo a convincere le banche a concedere più prestiti, le imprese ad indebitarsi ed espandersi ed i consumatori a continuare a consumare. Tutto ciò è molto impegnativo effettivamente, dato il sentimento negativo generale nel mondo degli affari. Il crollo immobiliare ha condotto al licenziamento di molti operai e alla constatazione dei proprietari di case di non essere così ricchi come immaginavano di essere. I fabbricanti di automobili ed i rivenditori stanno soffrendo molto ed altri problemi continuano a contagiare quasi tutte le zone dell'economia. La sfida della Fed è resa difficile dal fatto che il relativo abbassamento dei tassi di interesse ha condotto ad un indebolimento del dollaro significativo contro le valute estere, che ha avuto l'effetto di aumentare i prezzi delle importazioni, conducendo ad ulteriori riduzioni nei consumi e negli investimenti.

Per combattere le forze deflazionistiche che premono sulle banche, vediamo la Fed fare tutto ciò che è in suo potere, tranne stampare moneta, per impedirgli di andare incontro a delle perdite. Ecco perchè abbiamo visto la Fed prendere decisioni che, come ha detto l'ex presidente Paul Volcker, "si spingono al limite dei suoi poteri legali ed impliciti." Quando la Fed ha fornito 30 miliardi di dollari nel finanziamento a JP Morgan per acquistare Bear Stearns, non ha salvato Bear Stearns ma le sue controparti. Se avesse permesso che Bear Stearns fallisse, le banche che le avevano prestato denaro avrebbero dovuto riportare delle perdite, riducendo quindi le loro riserve e la loro capacità di credito. È persino possibile che il fallimento di Bear Stearns avrebbe indotto altre grandi ditte a diventare insolventi a loro volta e dichiarare fallimento.

In altri tentativi di favorire le banche commerciali a creare moneta, abbiamo visto la Fed generare tre nuovi tipi di prestito (TAF, TSLF e PDCF) - in successione, nella speranza che la liquidità supplementare che forniscono avrebbe indotto le banche ad espandere il credito. Dato che ciascuno di loro ha avuto un successo limitato, non si sa di quali altre specie di creazioni la Fed sarà capace se le banche continueranno a riportare delle perdite e quindi ridurre l'ammontare del in circolazione.

Conclusione

In conclusione, il dibattito se siamo in un periodo di inflazione o deflazione è semplice se è soltanto questione di osservare i cambiamenti nell'offerta monetaria. Il dibattito diventa molto più complesso, tuttavia, se lo scopo è predire che cosa accadrà in avvenire. Mentre gli indicatori dell'offerta monetaria possono fornire una certa indicazione di quello che succederà, è necessario anche avere una comprensione completa dei funzionamenti del sistema bancario e del ruolo delle imprese e dei consumatori nella creazione e nella distruzione di moneta. La Fed ha già intrapreso parecchie azioni drastiche nel tentativo di impedire la deflazione, ma rimane da vedere se è possibile realizzare un tale obiettivo senza distruggere il dollaro e l'intero sistema finanziario.

[1] Mises e Rothbard forniscono definizioni simili a quella che io chiamo "inflazione cattiva", Hazlitt fornisce una qualche vaga definizione di un "aumento dell'offerta di moneta e di credito"
[2] Un simile scenario condurrebbe a errori di calcolo economico in altri ambiti. Anche se l'offerta di auto sembrerebbe essere doppia, ci sarebbe comunque una sola automobile. Questo manderebbe un falso segnale agli autisti di taxi riguardo al numero di auto effettivamente a disposizione. Se lo scenario cambiasse in modo che foste voi riprendere la vostra auto prima che arrivi un tassista a noleggiarla, egli si troverebbe in una situazione di "crisi di liquidità" e rimarrebbe senza nessuna automobile da affittare. In un certo senso, questo è lo stesso concetto che sta alla base della teoria austriaca dei cicli economici - ovvero quando della moneta entra nel circuito creditizio quando non dovrebbe, manda falsi segnali alle imprese circa le preferenze dei consumatori sul consumo presente o futuro
[3] Per iperinflazione, intendo una scenario dove la moneta perde il suo valore così rapidamente che i consumatori sono costretti a spenderla il più velocemente possibile

http://www.mises.org/story/3040





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